Aiko e il Vulcano
C’era una volta una bimba di nome Aiko.
Aiko aveva i capelli neri e setosi come l’ala di un corvo, e gli occhi neri come la notte. Viveva in un villaggio di pescatori sulla costa nord del Giappone, con sua mamma, suo papa’, e le sue sorelline Karin e Kyoko.
Aiko amava molto il suo villaggio. Le piaceva salire sulla collina e guardare le case di legno arroccate attorno alla piccola spiaggia, e le barche dei pescatori piccole piccole, in lontananza, come pesciolini d’argento.
Una notte, Aiko fece un brutto sogno. Sogno’ che uno spirito di fuoco sarebbe sorto dal vulcano e avrebbe fatto tremare la terra, eche uno spirito maligno sarebbe sorto dal mare e avrebbe ingoiato il suo villaggio!
Si sveglio’ spaventata e in lacrime. La luna splendeva oltre le porte-finestre di carta, e le sue sorelline respiravano piano, addormentate. Aiko si inginocchio’ sul suo tatami, turbata, non osando riaddormentarsi.
Quando infine il sonno la colse di nuovo, un gattino le apparse in sogno – era un gatto della buona fortuna, con la zampina alzata e un campanello al collo.
“Aiko” disse il gatto. “Devi placare gli spiriti del mare e del vulcano, solo cosi’ il nostro villaggio sopravvivera’!”
“Ma come posso fare?” rispose Aiko. “Sono solo una bambina!”
“Sara’ la tua innocenza a placare gli spiriti infuriati. Devi preparare due doni, qualcosa fatto con le tue mani nel quale metterai tutto il tuo amore, tutte le tue abilita’. Devi portare questi doni al vulcano e al mare, e allora forse ci sara’ ancora speranza.” E il gattino dalla zampa alzata spari’.
Aiko si sveglio’ all’alba. Racconto’ il sogno a Karin e Kyoko, e poi alla sua mamma, e tutte dissero: “ti aiuteremo!” Il papa’ di Aiko era gia’ in mare che pescava.
Aiko, Karin, Kyoko e la loro mamma si misero al lavoro. Ricamarono due kimono con fili evanescenti e delicatissimi, uno, per il vulcano, con immagini di fuoco e fiamme, e uno, per il mare, con immagini di onde e spuma.
Prepararono due bento, pieni di delicatezze che erano addirittura troppo belle per essere mangiate.
Dipinsero due quadri, ciascuno con la parola “vita” scritta in inchiostro nero e decorata con meravigliose illustrazioni di fiori di ciliegio e donne dai kimono colorati.
Infine, intrecciarono due canestri con la canne flessibili che crescevano vicino al lago, e in ciascuno di essi misero un kimono, un bento e un quadro.
Karin, Kyoko e la mamma abbracciarono Aiko.
“Buona fortuna!” dissero.
Aiko parti’. Il vulcano era alto e ripido. Molte volte cadde, facendosi male ai piedini nei sandali di legno, ma non desistette. Si arrampico’ fino alla cima, un cratere nero e minaccioso da cui uscivano getti di vapore.
“Spirito del vulcano! Risparmiaci!” chiamo’, e getto’ il primo canestro nel cratere. Ci fu un fremito, un getto di vapore piu’ forte degli altri, e poi piu’ nulla.
Con sollievo, Aiko scese fino al mare. Le onde erano verdi e blu sotto al sole d’inizio primavera, e le lambivano i piedi.
“Spirito del mare...” sussurro’ “Risparmiaci!”
E svuoto’ il contenuto del canestro nell’acqua scintillante.
Fu allora che un pesce argenteo si sollevo’ dalle onde.
“Ci hai salvato, Aiko! Il nostro villaggio verra’ risparmiato!”
Aiko sorrise felice. Lo spirito del vulcano e del mare erano stati placati, e il villaggio avrebbe continuato a prosperare.
Daniela Sacerdoti, Glasgow, Marzo 2011.
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